Antonio Fappani - brunorinaldi

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Antonio Fappani

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CLERO E CATTOLICI NELLA RESISTENZA
  
La presenza del clero e dei cattolici organizzati prevalentemente dall’Azione Cattolica , è ancor oggi una delle pagine più dimenticate ed anche controverse e contraddittorie, della storiografia italiana della Resistenza e del fascismo stesso.Eppure bastano poche testimonianze ed alcune cifre per segnalare il fenomeno ed indicare le dimensioni, ai più insospettate.Della parte avuta dal clero nella Resistenza, bastano alcune testimonianze di storici non sospetti .Roberto Battaglia nella sua “Storia della Resistenza Italiana” ha scritto:”Il clero basso , si può dire in ogni regione, offre la sua assistenza agli ‘sbandati’e continua ad offrirla anche quando essi sono diventati ribelli e poi patrioti:è una assistenza che travalica facilmente i limiti della carità imposta dai doveri sacerdotali: poichè non si limita, nelle sue manifestazioni più esplicite, a offrire un rifugio, uno scampo alle manifestazioni nazi-fasciste  ma fornisce un vero e proprio appoggio al consolidarsi  delle prime formazioni partigiane e collabora in forme più o meno dirette alla loro efficacia bellica.Lo stesso Cino Moscatelli comandante di grande prestigio delle Brigate Garibaldi, non si ritenne dall’affermazione;”Il era tutto con noi “. Del resto basterebbero alcune cifre : salgono a più di trecento i sacerdoti uccisi dal 1943 al 1945,quasi duecento seviziati , anche se la maggior parete furono parroci e curati.Si contano ad un centinaio i sacerdoti che, come Salvo d’Acquisto, diedero la vita in sostituzione di quella degli altri. Si calcola che il numero di sacerdoti che dovettero abbandonare le parrocchie perché perseguitati o inquisiti dalle autorità nazi-fasciste, imprigionati o morti sotto i bombardamenti, raggiunge la metà del clero. A Torino, poco meno di un quarto di clero locale conobbe le carceri; molte decine di sacerdoti subirono la prigione Tra quelli bresciani , vanno ricordati  don Giovanni Battista Picelli, parroco diZazza di Malonno, ucciso a raffiche di mitra sotto gli occhi della madre per aver ospitato degli sbandati; e ancora don Zola di Serle, falciato da un camion tedesco.Tutta da scrivere invece la presenza delle suore nei mesi tragici della Resistenza; basta accennare ai circa duemila ebrei protetti e salvati dalle Poverelle di Milano, per incarico del cardinal Schuster, ed alle “ sante”quali ora Suor Enrichetta Alfieri di san Vittore, a Milano, e Suor Giovanna Giacinta Mosna . Ma per il bresciano vanno ricordate Suor Giovanna e le Ancelle della Poliambulanza, madre Elisa Daffini dell’ospedale Civile, le Suore Ancelle di Bovegno. Non è certo possibile inquadrare in poche righe, la presenza dei cattolici o dei credenti nella Resistenza; ma sono sufficienti le classiche” Lettere dei condannati a morte della Resistenza”, ed il lungo elenco dei, caduti, dei feriti, dei prigionieri ,dei decorati con la medaglia d’oro e d’argento; proprio ad un cattolico, Giancarlo Peucher, venne assegnata la prima medaglia d’oro della Resistenza. Anche a tre bresciani, Giovanni Venturini, Antonio Schivardi, e Giacomo Cappellini, fu riconosciuta l’alta onoreficenza. Cosi come tale riconoscimento fu dato a decine di cappellani e di assistenti dell’azione Cattolica. Il sigillo della presenza cattolica nella Resistenza può essere indicato nella famosa preghiera  dei “ribelli per amore”dettata da  Teresio Olivelli che si apre con il grido: “ Signore , facci liberi”.


 
 
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